Mi presento al bancone con lo
scontrino.
D’ora in poi, per voi, io sono
Ghisola. Ho ventuno anni, studio e vivo in Puglia, fra Taranto e Lecce. Dato
che fa sempre un certo effetto dirlo, vi informo che mi piace leggere, scrivere
e arrabbiarmi col telegiornale; tutto il resto che potrei dire, è superfluo.
È estate, fa caldo, quindi chiedo
un caffè in ghiaccio. Il barista ha registrato la mia richiesta senza
interrompere il ritmo veloce delle ordinazioni che gli passano per le mani,
perciò mi lascia sola a tamburellare con le dita sul marmo mentre guardo senza
vederlo il flusso di gente che scorre intorno a me.
Perché ho aperto un blog? E
soprattutto, adesso, di un blog, che me ne faccio? Domande a cui non riuscirò a
dare una risposta nel tempo di un caffè, perciò mi arrendo semplicemente
all’evidenza: sono una blogger, adesso.
Quanto zucchero? Mi chiede il
barista senza voltarsi: colgo al volo che la domanda, mi scuoto dallo stato di
sonno in cui sono precipitata e mi schiarisco la voce.
Di cosa scriverò? Di tutto quello
che mi salterà in testa nel tempo di un caffè: che sia il tempo breve di una
pausa veloce fra una lezione e l’altra, o quello lungo di una chiacchierata con
un’amica, o quello infinito di un caffè a casa, in solitaria. Scriverò di un
libro, di una conoscenza, di un film, di politica, di una situazione, di tutto e di niente. Giusto per non creare
equivoci.
Due, grazie, - rispondo.
Grazie a voi che avete letto, a
voi che tornerete a leggere, a voi che avete capito che non ve ne può fregare
di meno dei miei bla bla bla e non ci tornerete. Basta essere onesti.